Brigantaggio
Il periodo “Francese” dei Napoleonidi fu caratterizzato da profonde riforme che cominciarono veramente a cambiare la società meridionale. Il Regno di Napoli fu diviso in 14 provincie ( Terra di Lavoro, Principato meridionale, Principato settentrionale, Molise e Sannio, Abruzzo e Basilicata); ogni provincia fu divisa in distretti e quindi in circondari. La Basilicata per poco tempo ebbe come capoluogo Matera, ma poi dal 1807, ed effettivamente con il trasferimento di tutti gli uffici e del tribunale dal 1811, il capoluogo divenne Potenza. La provincia di Basilicata fu divisa in quattro distretti: Potenza, Melfi, Matera e Lagonegro. I distretti furono divisi in circondari.
Il governo dei Napoleonidi istituì l’ufficio dello stato civile, che faceva capo al sindaco; in tale ufficio si dovevano tenere i registri dei nati, dei morti, dei matrimoni ( e divorzi). Alla chiesa, più precisamente alla parrocchia fu quindi tolto il potere delle certificazioni. La legge del febbraio 1807 decretava la soppressione degli ordini religiosi, facendo passare i beni alla Reale Cassa che li avrebbe venduti successivamente. Cominciò cosi a formarsi un vero ceto borghese e a potenziarsi la proprietà, il cui assetto gradualmente si modificava con le prime quotizzazioni.
Sappiamo che ad ogni cambiamento di regime e di governo nel Sud, ed anche in Basilicata, il brigantaggio, piuttosto endemico, sollevava la testa. Il 19 marzo 1808, nei pressi della masseria San Gennaro, avvenne uno scontro tra una ventina di briganti e i militi di Salandra e di San Mauro Forte. Ma l’anno successivo, nell’ autunno del 1809, nonostante la caccia spietata datagli dal governo di Napoli, i briganti cominciarono a farsi più baldanzosi e a penetrare in paese, dove danneggiarono seriamente l’ archivio comunale ed il palazzo di Gaetano Arcieri, maggiore dei militi.
I briganti fecero ruberie, danneggiarono qualche casa: non poche ragazze si poterono salvare, poiché furono nascoste in capaci “olle di terracotta, murate per conservare l’ olio in reconditi magazzini”. Se saccheggio e danni ci furono all’ archivio comunale e parrocchiale e a quattro o cinque case, con riferimento di alcune persone, certamente non mancò la collaborazione di qualche sammaurese. Nei registri parrocchiali dei morti, relativo al periodo ottobre- novembre 1809, si legge un’annotazione scritta dall’ arciprete Marco Antonio Valentino:
addì 7 novembre 1809 ad ora 24 furono fucilati dalla parte di fuori del muro del Monastero che sporge allo altare del Carmine, e poi trascinati e sospesi a due arbori di olive dalla parte di sotto del suddetto convento, Nicolò e Gerardo Pedano di Oliveto, briganti i quali solamente ricevettero il Sacramento della confessione e dopo tre giorni sono stati seppelliti nel suddetto Convento.
Come s’è accennato, non mancarono tra il 1806 e il 1810 movimenti armati, favoriti dal Re Borbone e dagli inglesi contro i francesi. Movimento legittimista e brigantaggio diedero preoccupazione alle genti e ai decurionati che qua e là organizzarono guardie civiche. In Basilicata, nel Lagonegrese, nella zona di Maratea e dopo in altre contrade, il movimento si fece accentuato. Nell’Ottocento San Mauro Forte fu sede di pretura, quindi capoluogo di mandamento, comprendente i comuni di San Mauro Forte, Accettura, Garaguso. Calciano e Oliveto Lucano. In particolare si cita:
nella foresta di Gallipoli-Cognato sul Monte Croccia trovarono rifugio i briganti guidati da Auletta che si diedero al sacco di Oliveto Lucano e di Garaguso suscitando l’indignazione di Borjes.